
Imbarcazioni in vetroresina riciclate in tavole
Un progetto di riciclo marino ha individuato un modo per trasformare vecchie imbarcazioni in assi composite, ma affinché l’iniziativa sia economicamente sostenibile è necessario che il prodotto venga acquistato in grandi quantità.
In Pulse, ci occupiamo spesso del problema delle imbarcazioni a fine vita, poiché esistono pochissime soluzioni sostenibili per lo smaltimento di uno scafo in vetroresina. Tuttavia, un progetto attivo da poco più di due anni sembra offrire una risposta, almeno parziale: trasformare gli scafi triturati in assi composite.
Il processo prevede la combinazione della vetroresina sminuzzata con plastica riciclata, ottenendo così un materiale composito molto stabile, attualmente modellato in assi cave e rigide.
Il progetto è guidato da Will Higgs, direttore della società Marine and Boat Recycling, con sede nel sud-ovest del Regno Unito. Per reperire gli scafi dismessi, Higgs e il suo team si recano presso i siti in cui le imbarcazioni abbandonate sono segnalate per la rimozione, organizzandone il recupero. Il proprietario della barca, o l’autorità locale responsabile, paga un contributo per il trasporto del relitto presso il deposito dell’azienda, dove lo scafo viene valutato. Se non è eccessivamente danneggiato, può essere riparato e rimesso in vendita. Se invece risulta irrecuperabile, viene smontato per il riciclo. Le chiglie in piombo, gli alberi in alluminio e gli accessori in acciaio inox possono essere riutilizzati. Anche i ricambi in buono stato vengono venduti presso il negozio nautico dell’azienda a Plymouth.
Gli scafi in vetroresina, ormai spogliati, vengono triturati in un macchinario apposito. Higgs è determinato a non mandare nulla in discarica. Il materiale non idoneo alla produzione delle nuove assi viene destinato alla produzione di energia: la vetroresina viene incenerita ad alta temperatura in forni speciali, insieme ad altri rifiuti combustibili.
Finora, Higgs ha finanziato l’attività interamente con fondi propri, senza alcun contributo pubblico, ma intende ora attrarre investimenti esterni per potenziare il riciclo degli scafi in vetroresina. Il prodotto ottenuto – un campione era esposto alla fiera Seawork – appare molto robusto e promette una lunga seconda vita in ambienti marini.
«Stiamo collaborando con un partner nelle West Midlands, in grado di trasformare qualsiasi tipo di plastica rinforzata con vetro in assi composite riciclabili all’infinito», ha spiegato Higgs. «Abbiamo una fonte inesauribile di vetroresina, dato che smantelliamo barche ogni settimana, e abbiamo anche un prodotto finale. Finora abbiamo ricevuto piccoli ordini, ma che ci hanno permesso di creare casi studio molto solidi. Tra questi: la realizzazione di pontili, paraurti da banchina, una tettoia per biciclette, tavoli da picnic, rivestimenti per ormeggi di barche da lavoro e altre applicazioni outdoor. Tuttavia, ciò di cui abbiamo davvero bisogno è un canale di vendita all’ingrosso, che ci permetta di trattare quantitativi significativi di prodotto. Attualmente riusciamo a riciclare solo il 5% della vetroresina recuperata; il restante 95% viene incenerito. È una soluzione migliore della discarica, ma ancora lontana dall’ideale. Per questo stiamo cercando modi per aumentare considerevolmente il riciclo, vendendo maggiori quantità di assi composite.»
Se dunque avete un’idea per impiegare questi pannelli in modo sistematico, oppure se riuscite a immaginare altre forme che possano essere realizzate economicamente, Higgs e il suo team di Marine and Boat Recycling saranno lieti di ascoltarvi.